I dati della somministrazione dei vaccini in Italia si possono visualizzare sul sito salute.gov del commissario straordinario Domenico Arcuri.
Sono aggiornati fin dalle prime ore del 31 dicembre 2020. Le vaccinazioni in Italia sono a quota 718 mila.
Nella classifica è in testa l'Umbria con il 102,3%, seguono la Valle d'Aosta con il 99,9%, il Veneto con il 99,6, la Campania con il 97,6%.
Vanno a rilento le operazioni nella provincia autonoma di Bolzano con solo il 29,5%, Basilicata 39,1%, Molise 48,1%.
Girano nella fascia medio bassa Calabria, Liguria e Lombardia .
I riflettori sono puntati da mesi proprio sulla debacle della sanità lombarda che ha causato pochi giorni fa un rimpasto della giunta guidata da Attilio Fontana, con il netto siluramento dell'assessore al Welfare Giulio Gallera e la sua sostituzione con Letizia Moratti. Dall'inizio della pandemia in Lombardia si sono registrati oltre 500 mila contagi, quasi 26 mila morti, un rapporto tra contagi e popolazione del 4,971%. Sono numeri impressionanti e ufficiali, dunque risultano incontrovertibili.
Come è potuto accadere che la regione che vanta le più importanti eccellenze sanitarie d'Italia abbia collezionato dal febbraio 2020 un numero così elevato di inefficienze?
In Lombardia si è passati dalla sottovalutazione iniziale alle tante colpevolezze ormai accertate, alcune ancora oggetto di inchieste giudiziarie: gli anziani morti al Pio Albergo Trivulzio e in altre Rsa lombarde; la mancata zona rossa in provincia di Bergamo; la movida nelle grandi città contrastata in modo blando; lo scontro continuo tra Regione e Istituzioni nazionali; la selva di deroghe concesse durante i vari lockdown; le decine di gaffe pubbliche dell'assessore Gallera; gli appalti farlocchi; vaccini anti-influenzali introvabili, ma disponibili, a caro prezzo, nelle strutture sanitarie private; l'avvio inesistente del piano di vaccinazione anti covid con la Lombardia fanalino di coda della classifica. In Lombardia, le varie giunte che si sono succedute da 25 anni ad oggi hanno provveduto ad aumentare il peso della sanità privata a discapito di quella pubblica.
E l'emergenza pandemica non ha fatto altro che far emergere queste disfunzioni.
Ora, al di là dei rimpasti e delle successioni, servirebbe un serio ripensamento delle politiche sanitarie, riportando la Lombardia al ruolo che gli compete in Italia e in Europa.