Sull'attacco al Capitol Hill di Washington molte cose non tornano. Nelle settimane precedenti, Fbi e Cia osservano strani post sulle pagine social di militanti dei vari gruppi della galassia suprematista americana. Sembrano parlare in codice e si comprende che è in corso un piano per impedire l'elezione di Biden. Nessuno interviene.
Tre giorni prima dell'azione l'ex nunzio Carlo Maria Viganò, oppositore di Papa Francesco, viene intervistato da Steve Bannon, ideologo di tutti i sovranisti.
“I figli della Luce devono agire adesso a favore di Trump contro Biden”.
Al comizio di Donald Trump che precede l'attacco numerosi poliziotti sono tra i manifestanti e aderiscono alla protesta. Solo in queste ore sono state avviate inchieste per espellere i poliziotti. Nel comizio, Donald Trump si rivolge a Mike Pence chiedendogli coraggio per impedire a Joe Biden di diventare Presidente. Pence tira dritto, si smarca da Trump e sceglie di restare fedele alle istituzioni. Davanti al Capitol Hill, ci sono non più di 350 agenti. Una forza iniqua. Alcuni di loro sollecitano pure i manifestanti ad entrare nel palazzo, ripresi da diverse telecamere.
Il consigliere di Stato per la Difesa Christopher C. Miller, già direttore del "National Counterterrorism Center", nominato il 9 novembre da Trump, si rifiuta di far intervenire la Guardia Nazionale. Ci pensa Pence e i soldati arrivano quando tutto è finito.
E ci sarebbe molto altro ancora. Quello al Capitol Hill risulta dunque un tentativo non riuscito di sovvertimento delle istituzioni, più che un'azione sfuggita di mano.