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Il 79% degli Italiani teme il cambiamento climatico | 30/12/2021 | Sostenibilità

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Italian - December 30, 2021 04:59 - 3 minutes - 8.57 MB
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Il 79% degli Italiani teme il cambiamento climatico, soprattutto se si dovesse superare la soglia critica di +1,5°C di surriscaldamento rispetto all’epoca pre-industriale, anche se le esigenze di bilancio familiare sembrano prevalere su quelle della tutela ambientale. Infatti, secondo l’Osservatorio sulla sostenibilità, realizzato dal Censis in collaborazione con Assogestioni ( l’Associazione delle società che gestiscono il risparmio), il 73,9% degli intervistati afferma infatti che “se per bloccare il riscaldamento globale e non inquinare si ricorrerà a soluzioni che faranno aumentare i prezzi di energia, beni e servizi, allora bisognerà cercare altre strade”. Lo pensa il 69,5% di chi risiede nel Nord-Ovest, il 73,9% nel Nord-Est, il 79,4% nel Centro e il 74,1% al Sud.
La riduzione del potere d’acquisto a causa dell’inflazione o la decrescita economica in cambio del green sono, infatti, fattori che destano apprensione: pertanto – spiega il Censis - la paura del cambiamento climatico non basta a far tollerare scelte che riducano il benessere individuale.
Si tratta di preoccupazioni più che comprensibili, ma che affiorano in un contesto di scarsa chiarezza. Non a caso, nel rapporto possiamo leggere che “il 74,6% degli Italiani ritiene che ci sia troppa confusione sui temi del riscaldamento globale e della sostenibilità. Se ne parla tanto, ma la moltiplicazione delle informazioni genera un rumore di fondo che non aiuta a capire. Solo il 26,2% afferma di sapere precisamente cosa si intende per sostenibilità, mentre il 60,8% ne ha una conoscenza per grandi linee e comunque non sarebbe in grado di spiegarlo ad altre persone”.
Sarebbe utile – spiega ancora il Censis – chiarire, ad esempio, che la dimensione economica è e resta cruciale in un’ottica di sviluppo sostenibile, ma che il benessere degli individui non coincide esattamente con l’andamento del PIL o dei consumi e che i costi che stiamo patendo in bolletta in questi mesi sono essenzialmente il riflesso dei prezzi del gas naturale e, quindi, di un combustibile fossile e non della transizione ecologica. Andrebbe, inoltre, aggiunto che le fonti rinnovabili sono già oggi il modo più economico per produrre elettricità e che anche la transizione ecologica può generare molti posti di lavoro. E soprattutto, che gli inevitabili costi della transizione che si abbineranno ai vantaggi, non debbono necessariamente cadere sulle persone già oggi in difficoltà.
Dall’indagine emerge anche che il 44% degli Italiani è “contrario a pratiche all’insegna della sostenibilità che determinino ulteriori iniquità sociali”.
La transizione – conclude il Censis - potrà realizzarsi solamente se oltrechè ecologica saprà essere anche socialmente equa e se le tasse verdi che, a volte, tendono ad essere regressive, gravando più sui redditi bassi che su quelli alti, verranno rese accettabili attraverso interventi correttivi da parte dei governi ed azioni mirate contro la povertà.
Si potrebbero così orientare almeno una parte dei 1.600 miliardi di euro delle famiglie giacenti sui conti correnti (+5% rispetto allo scorso anno) verso la transizione ecologica, fornendo un incentivo diretto all’azione dei risparmiatori e impatti positivi sull’ambiente.
Secondo l’Osservatorio Censis, già oggi per il 76,6% degli italiani la finanza giocherà un ruolo importante, ma gli investimenti sostenibili basati sui cosidetti criteri Esg (Environmental, Social and Governance) sono ancora un mistero per il 64,4% di essi e, di conseguenza, per incentivarne l’acquisto, l’84,6% degli Italiani ritiene che occorrano maggiore chiarezza e semplicità di informazioni.

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Ascolta "Sostenibilità" a cura di Roberto Frangipane e Ferruccio Bovio
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