Una piccola riflessione a margine della promessa del Papa di maggiori assoluzioni durante l'anno giubilare.

Se fossi un politico, mi guarderei dallo scrivere questa nota. Non conviene, quando ti trovi in una posizione come la mia, di “inimicarsi” la piazza dove vivi, lavori, ed hai il tuo ministero; di entrare in   “competizione aperta” con una realtà permeata nei secoli dalla tradizione cattolica.

E, allo stesso tempo, non conviene inimicarsi la compagnia con cui servi, i pastori e i servitori a vario titolo della realtà evangelica in Italia, così schieratamente anti-cattolica.

Per ventidue anni sono riuscito a “navigare” tra gli scogli, cercando di essere uno Schettino migliore, senza incappare  negli spuntoni a pelo d'acqua e nelle secche sommerse , cattoliche o evangeliche che siano.

Ma non sono un politico: sono un pastore (a dispetto della mia voglia di stare nell'ombra); e conosco quello a cui Dio mi ha chiamato. Paolo esorta Timoteo proprio in questo senso: “Tu cerca di essere degno di lode davanti a Dio, come un lavoratore che non deve vergognarsi del suo lavoro, come uno che predica la parola di verità senza compromessi.” (“ Timoteo 2:15 TILC).

E, da pastore, non posso fare a meno di commentare una notizia apparsa sulla stampa oggi, 1 settembre 2015: lo devo, per l'amore della verità e di alcuni che la hanno letta come me, e che potrebbero essere fuorviati nel comprendere la realtà dei fatti.

C'è una lunga premessa da fare, e una secca su cui...



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