La crisi politica è ormai nelle mani del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
La maggioranza non ha trovato la quadra per allargare la propria consistenza parlamentare, dopo il burrascoso voto di fiducia relativa ottenuto dal Presidente del Consiglio Giuseppe Conte in Camera e Senato. Uno dei principali azionisti del Governo, il Pd, è ormai convinto che in Senato non ci sono i numeri per affrontare il dibattito parlamentare sulla riforma della giustizia del ministro Alfonso Bonafede previsto il 28 gennaio.
Le possibilità di farcela sono esigue, se non nulle, in quanto Italia Viva voterebbe con il centrodestra invece di astenersi come accaduto con la fiducia.
E il M5s ha già detto che quello sulla giustizia è un provvedimento di tutto il Governo, rendendo chiaro l'obiettivo di fare quadrato sull'operato di Bonafede. Quindi il Governo andrebbe sotto e Conte sarebbe finito. Nelle ultime ore esponenti della maggioranza come Nicola Zingaretti e parlamentari indicati come possibili 'responsabili' come Bruno Tabacci e Pierferdinando Casini hanno indicato al premier la strada delle 'dimissioni-lampo' per ottenere il reincarico da Sergio Mattarella.
Non è una strada, bensì un sentiero dissestato e pieno di ostacoli e trappole.
Berlusconi ha già anticipato il suo intendimento: "unità nazionale o voto".
Pezzi della maggioranza, tranne il M5s, lavorano in silenzio verso questa direzione.