Dal 2013, Beppe Grillo ha determinato le scelte del primo partito politico del Paese. Dal no a Pierluigi Bersani al voto determinante per l'elezione dei
Presidenti di Camera e Senato Laura Boldrini e Piero Grasso del 2013, all'opposizione al Governo di Matteo Renzi, all'idea della Presidenza del Consiglio a Giuseppe Conte, all'alleanza con la Lega di Matteo Salvini, all'ultimo sodalizio politico con il Partito democratico e Liberi e Uguali. Nel bene e nel male l'andamento spesso ondivago di Beppe Grillo ha influenzato la direzione delle politiche del Paese dell'ultimo decennio. Anche nella formazione del Governo di Mario draghi, il suo intervento fulmineo è risultato cruciale. In pochi minuti Grillo ha garantito a Draghi l'appoggio del M5s, portato a casa il ministero della transizione ecologica, un luogo strategico dove governare e smistare i fondi del Recovery verso lo sviluppo sostenibile, messi all'angolo gli oppositori interni tra cui Alessandro Di Battista, ridimensionato il ruolo politico nel Governo di Matteo Salvini e Matteo Renzi, rafforzato e rilanciato l'alleanza con Pd e Leu, ristabilito il ruolo di Giuseppe Conte nel partito e nella società civile. Grillo si è preso la scena politica, proprio come fosse un
palcoscenico. E' la sua vittoria. Risulta difficile non volerlo ammettere.