Giornale Radio Sostenibilità artwork

La perdita di biodiversità | 26/05/2022 | Sostenilità

Giornale Radio Sostenibilità

Italian - May 26, 2022 03:59 - 3 minutes - 8.63 MB
Science sostenibilità news sostenibile notizie sostenibili notizie Homepage Download Apple Podcasts Google Podcasts Overcast Castro Pocket Casts RSS feed


In Italia sono scomparse dalla tavola tre varietà di frutta su quattro negli ultimi cento anni, ma la perdita di biodiversità riguarda anche l’intero sistema agricolo e di allevamento, con il rischio che le estinzioni si estendano dalle piante coltivate agli animali allevati. E’ quanto ha affermato recentemente la Coldiretti, in occasione della Giornata Mondiale della Biodiversità.
Nel secolo scorso si contavano 8.000 varietà di frutta lungo tutto il Paese, mentre oggi si arriva a poco meno di 2.000 e di queste ben 1.500 sono considerate a rischio di scomparsa anche a causa dei moderni sistemi della distribuzione commerciale, i quali privilegiano le grandi quantità e la standardizzazione dell’offerta.
L’omologazione e la standardizzazione delle produzioni a livello internazionale mettono in forse pure la sopravvivenza degli antichi semi della tradizione italiana, da sempre coscienziosamente custoditi da generazioni e generazioni di agricoltori. Siamo, dunque, in presenza di un pericolo che riguarda sia i produttori, che i consumatori per la perdita di un patrimonio alimentare, culturale ed ambientale tipico del Bel Paese, oltre a comportare anche un attacco alla sovranità alimentare e alla biodiversità.
Ed è proprio per queste ragioni che l’agricoltura italiana ha invertito la rotta negli ultimi anni, divenendo la più green d’Europa. L’Italia – sottolinea la Coldiretti – è l’unico Paese al mondo con 5333 prodotti alimentari tradizionali censiti, 316 specialità Dop/Igp riconosciute a livello comunitario e 526 vini Dop/Igp, ma è anche leader continentale con quasi 80mila operatori nel biologico, oltre a poter contare su “Campagna Amica”: e vale a dire sulla più ampia rete di mercati di vendita diretta degli agricoltori con diecimila punti vendita tra fattorie e mercati.
Ad esempio, sul nostro territorio nazionale – spiega la Coldiretti – ci oggi sono 504 varietà iscritte al registro viti contro le 278 presenti in Francia, così come abbiamo 533 varietà di olive contro le 70 spagnole. Il tutto, senza tralasciare la riscoperta di grani e frutti antichi.
Inoltre, grazie all’impegno dell’Associazione Italiana Allevatori, con il Progetto LEO ( acronimo di “Livestock Environment Opendata”), si stanno valorizzando ben 58 razze bovine per un totale di oltre 3 milioni e 130 mila animali, 46 ovine (oltre 52 mila e 800 animali) e 38 caprine (121 mila animali). Ma si tratta, purtroppo, di un patrimonio messo a rischio dai bassi compensi riconosciuti agli allevatori e dagli attacchi della fauna selvatica che spinge all’abbandono delle aree interne e montane.
In questo senso, un’importante azione di recupero della biodiversità in Italia si deve, in larga misura, anche ai nuovi sbocchi commerciali creati dai mercati degli agricoltori e dalle fattorie di “Campagna Amica”, sorti in tutte le Regioni e che hanno offerto opportunità economiche agli allevatori e ai coltivatori di varietà e razze a rischio di estinzione, le quali altrimenti non sarebbero mai sopravvissute alle regole delle moderne forme di distribuzione. E si tratta – precisa la Coldiretti – della più grande opera di valorizzazione della biodiversità contadina mai realizzata in Italia: un’opera che “può essere sostenuta direttamente dai cittadini nei mercati a chilometri zero degli agricoltori e nelle fattorie lungo tutta la Penisola”.
Pertanto – conclude l’Associazione dei coltivatori italiani - la difesa della biodiversità non ha solo un valore naturalistico, ma costituisce anche il vero valore aggiunto delle produzioni agricole, permettendo loro di distinguersi in termini di qualità e di affrontare così il mercato globalizzato salvaguardando i sistemi economici locali attorno al valore del cibo.