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La gestione del problema della siccità | 13/05/2022 | Sostenibilità

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Italian - May 13, 2022 03:59 - 3 minutes - 8.56 MB
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L'umanità si trova ad un punto di svolta per quanto concerne la gestione del problema della siccità: occorre, infatti, intervenire per farvi fronte “urgentemente, utilizzando ogni strumento possibile”. Ad affermarlo è il nuovo rapporto della United Nations Convention to Combat Desertification, intitolato "Siccità in numeri 2022” e pubblicato in occasione della Giornata della Siccità alla 15esima Conferenza dell’Organizzazione stessa che è in corso dal 9 al 20 maggio, in Costa d’Avorio.
Il documento che consiste in un compendio di informazioni e dati relativi alla siccità, si propone essenzialmente di fornire maggiori conoscenze sul problema della siccità a livello globale: ed a questo proposito, un comunicato ufficiale della United Nations Convention ha spiegato che “ i fatti e le cifre di questa pubblicazione puntano tutti nella stessa direzione. E si tratta di una traiettoria ascendente nella durata della siccità e nella gravità degli impatti, che non colpisce solo le società umane, ma anche i sistemi ecologici da cui dipende la sopravvivenza di tutta la vita sul pianeta, compresa quella della nostra stessa specie”.
A partire dal 2000, la quantità e la durata delle siccità sono aumentate del 29 per cento. Dal 1970 al 2019, eventi meteorologici, climatici e idrici hanno rappresentato il 50 per cento dei disastri a livello globale e determinato il 45 per cento dei decessi dovuti ad eventi catastrofici, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo.

Nello specifico, le ondate di siccità hanno dato origine al 15 per cento dei disastri naturali, causando il maggior numero di vittime umane: e vale a dire, circa 650.000 morti dal 1970 al 2019. Dal 1998 al 2017, la siccità ha, inoltre, provocato perdite economiche mondiali per circa 124 miliardi di dollari e, nel 2022, più di 2,3 miliardi di persone stanno affrontando problemi legati a grave mancanza di acqua, con quasi 160 milioni di bambini che risultano esposti a siccità grave e prolungata. Pertanto, in mancanza di un intervento immediato, il rapporto avverte che, entro il 2030, circa 700 milioni di persone rischiano di essere sfollate a causa della siccità.
Entro il 2040, si stima anche che un bambino su quattro vivrà in aree con estrema carenza d'acqua.
E l’analisi prosegue segnalando che, nel 2050, la siccità potrebbe colpire più di tre quarti della popolazione mondiale e che tra i 4,8 ed i 5,7 miliardi di persone vivranno in aree con scarsità d'acqua per almeno un mese all'anno, rispetto ai 3,6 miliardi di oggi. Inoltre, fino a 216 milioni di persone potrebbero essere costrette a migrare entro il 2050, in gran parte a causa della siccità in combinazione con altri fattori come il calo della produttività delle colture, l'innalzamento del livello del mare e la sovrappopolazione.

Di conseguenza – conclude il rapporto – bisogna orientarsi verso soluzioni efficaci, piuttosto che continuare con azioni distruttive, “illudendosi che un cambiamento marginale possa curare un fallimento sistemico”. Ed una delle soluzioni migliori e più complete è il ripristino del suolo, che si ottiene attraverso la ricostruzione dei paesaggi, “imitando la natura ove possibile e creando sistemi ecologici funzionali”.
Comunque, al di là del ripristino, si pone anche la necessità di modificare il tipo di approccio ai problemi, passando da quello che si basa sulla reazione ad uno stato di crisi a quello che, invece, si fonda sulla capacità di prevenire la crisi stessa. E stiamo parlando di un obbiettivo che si raggiunge soltanto perfezionando le azioni di comunicazione e cooperazione e stanziando finanziamenti adeguati alla gravità del problema.