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Gli ultimi 7 anni sono stati i più caldi della storia della meteorologia | 12/01/2022 | Sostenibilità

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Italian - January 12, 2022 07:20 - 3 minutes - 8.01 MB
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Gli ultimi 7 anni sono stati i più caldi della storia della meteorologia. Ad affermarlo è il Copernicus Climate Change Service dell’Unione Europea che ha appena pubblicato il suo rapporto annuale. E si tratta dell’ulteriore conferma di una tendenza al riscaldamento così inequivocabile da restare costante dagli anni Ottanta: da allora, infatti, ogni decennio è risultato più caldo di quello precedente.
In uno scenario così chiaramente definito, l’unica incognita è rappresentata dalla variabile annuale. Pertanto, l’andamento del singolo anno può essere influenzato, in modo specifico, solo da elementi occasionali come, ad esempio, una corrente oceanica calda che fa sentire i suoi effetti in larga parte del pianeta.
A livello globale il 2021 si colloca assieme al 2015 e al 2018, nella parte bassa della classifica dei sette anni più caldi: per l’esattezza, occupa il quinto posto, con una temperatura media di 1,1-1,2 gradi al di sopra del livello preindustriale.
Anche la concentrazione di anidride carbonica in atmosfera è continuata a crescere rapidamente arrivando a 414 parti per milione rispetto alle 280 nell’era preindustriale. Un aumento pari a circa il 50% in due secoli e che ci porta a valori non toccati da almeno 2 milioni di anni. In aumento anche la concentrazione di metano che ha toccato quota 1.876 parti per miliardo.
Nel 2021 l’Europa – spiega il rapporto - ha vissuto un’estate difficile: è stata, infatti, la più calda mai registrata, oltre che caratterizzata eventi estremi. Si pensi alle forti ondate di caldo nel Mediterraneo, con il record europeo di temperatura massima che è stato riscontrato in Sicilia con 48,8 gradi: e si parla di un aumento di 0,8 gradi rispetto alla più alta temperatura segnalata in precedenza. Tra l’altro, il prolungarsi del picco del caldo ha favorito il proliferare di incendi gravi e prolungati, in particolare nel Mediterraneo orientale e centrale. La Turchia, ad esempio, è stato uno dei Paesi più colpiti, assieme a Grecia, Italia, Spagna, Portogallo, Albania, Macedonia del Nord, Algeria e Tunisia.
Invece, nell’Europa centro-occidentale, nel mese di luglio, si sono registrate piogge molto intense, in un’area del Continente con i suoli già vicini alla saturazione. I fiumi non hanno retto l’impatto e si sono verificate devastanti inondazioni in diversi Paesi: i più pesantemente colpiti sono stati Germania, Belgio, Lussemburgo e Paesi Bassi.
Ma pure nel Nord America il 2021 si è caratterizzato come un anno di grandi anomalie di temperatura. Nelle regioni occidentali a giugno sono stati raggiunti i record di temperatura e le condizioni calde e secche hanno causato incendi estremi per tutto luglio e agosto. Le aree più colpite sono state alcune province canadesi e gli Stati della costa occidentale degli Stati Uniti. Gli incendi hanno assunto dimensioni e durate tali da inluire, in modo significativo, sulla qualità dell’aria in ampie zone, dal momento che il particolato e gli altri inquinanti prodotti dagli incendi sono poi stati trasportati anche verso est.
Il Copernicus Climate Change Service ammonisce, quindi, circa il fatto che eventi di questo tipo devono fungere da severi richiami affinché si facciano passi decisi ed efficaci verso una società più sostenibile e con ridotte emissioni nette di carbonio.
Gli eventi capitati nel 2021 non vanno, dunque, considerati singolarmente, ma inquadrati, invece, nel loro insieme. Non a caso, il rapporto annuale ci parla di un trend in ascesa sia delle temperature, che delle calamità naturali.
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Ascolta "Sostenibilità" a cura di Roberto Frangipane e Ferruccio Bovio
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