È possibile utilizzare dei batteri viventi come storage di dati?
È quanto emergerebbe da un articolo pubblicato su Nature Chemical Biology da un team di ricercatori della Columbia University di New York City, che si sta esercitando in questa attività utilizzando dei batteri appartenenti al ceppo dell'Escherichia coli, uno dei più studiati e utilizzati nella ricerca scientifica.
A quanto si apprende, i batteri possono essere "scritti" con delle piccole scosse elettriche, e una volta trascritta l'informazione nel proprio DNA, la trasmettono alla propria discendenza garantendone così anche la conservazione.
Ne parliamo questa sera a Smart City, nella seconda puntata dedicata alle ricerche che puntano a utilizzare il DNA per creare, in futuro, grandi archivi di dati.

Ospite Massimo Bernaschi, dirigente tecnologo del CNR-Iac, l'Istituto per le Applicazioni del Calcolo "Mauro Picone"