Sebbene le procedure di tracciamento digitale, anche a causa della scarsissima adesione degli italiani, non abbiano fin qui funzionato, le data Science, con la loro capacità di analizzare grandi moli di dati, hanno ancora molte frecce al loro arco.Per esempio nuovi studi frutto della collaborazione tra Università di Milano-Bicocca e Istituto di Bioimmagini e Fisiologia Molecolare del CNR hanno mostrato come sfruttare i dati di sequenziamento dei campioni virali per migliorare il tracciamento dei contagi e identificare con  anticipo le varianti virali potenzialmente più pericolose presenti nella popolazione. Ogni individuo, infatti, si infetta ormai con un mix di varianti. Questo mix costituisce una sorta di impronta digitale che, pur con continue mutazioni, è possibile seguire come un filo rosso per ricostruire la diffusione di un contagio.


Ne parliamo con Alex Graudenzi, ricercatore Istituto di Bioimmagini e Fisiologia Molecolare del Consiglio Nazionale delle Ricerche (IBFM-CNR)