Come nelle migliori occasioni, la morte di Castro ha scatenato l’intero mondo mediatico (dai social alla carta stampata, passando per TV e siti web) in una pomposa “agiografia” (dal greco “agios” = santi e “graphos” = scrivere, ovvero narrare la storia dei santi), illustrando la gravissima perdita per l’umanità provocata dalla sua dipartita.So che sarò impopolare, ma, da credente, non mi sento di partecipare al banchetto agiografico del mondo. E’ morta una persona che ha liberato il suo paese da una dittatura moderna e spietata, ma condannandolo all' isolamento dal resto del mondo e facendolo piombare pian piano in un medioevo moderno (quanti nei viaggi a Cuba non hanno perso l’occasione per farsi foto accanto ai “macinini” d’epoca, le macchine americane degli anni cinquanta che giravano per le vie di Avana?).Una persona che ha condannato il suo popolo ad una povertà così nera dove il sesso con gli stranieri era l’industria tra le più fiorenti dell’isola.Una persona che aveva si ideali, ma non rispettava quelli degli altri, imprigionando e torturando i suoi avversari. Una persona che era fieramente atea (posizione rispettabile) ma intollerante a qualsiasi apertura ad altro che non fosse la sua fede in Marx, e per questo ha perseguitato in modo sistematico i cristiani, salvo aprire al Vaticano a fronte di prestiti dallo Ior.Sinceramente, non ho motivo di essere più triste per la morte di questa persona che per quella di ogni altro dittatore, magari meno simpatico e meno...



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