Quando il Teatro incontra il Cinema, non è scontato che siano sempre fuochi d'artificio.  

Alessandro Gassmann, riesce a portare sullo schermo cinematografico l'omonima opera firmata da Maurizio De Giovanni, della quale aveva già curato, un paio di anni fa, l'adattamento teatrale.  Gassmann, alla sua terza regia, compie un lavoro davvero eccezionale: fonde in un'unica opera artistiche due mondi, due realtà, due visioni che rispondo a regole e ritmi diversi.  

Ne "Il Grande Silenzio" assistiamo al grande trionfo del Teatro in senso stretto: la recitazione degli attori è maestosa, l'impianto narrativo è suddiviso in scene che sono a tutti gli effetti atti, la messa in scena è quasi totalmente teatrale... ma ecco sopraggiungere la magia del Cinema che permette a Gassmann di andare oltre i limiti fisici del palco teatrale e di spaziare per l'intera Villa Primic, oggetto del contenzioso tra i membri della famiglia, che da personaggio silente, prende vita e si pone come imperante presenza per tutto il film. Senza contare che l'uso della cinepresa permette a Gassmann di dare libero sfogo alle sue visioni immaginarie più suggestive, imprimendo un ritmo cadenzato ma tenace.  

Alessandro Gassman non solo riesce a fare un "film d'altri tempi", come lui stesso aveva dichiarato in un'intervista, ma riesce a fare grande cinema, riuscendo a portare al cospetto dello spettatore diversi interrogativi esistenziali, forse i più importanti, che troppo spesso siamo soliti a non affrontare, abbandonandoli in un angolo, senza preoccuparci che forse bisognerebbe risolverli una volta per tutte.  

Ed è così che ogni volta che non si affronta un problema, anche fosse il più piccolo del mondo, accumuliamo tutti questi piccoli silenzi e ci troviamo imprigionati in un Silenzio Grande.  



Viva il cinema!